Santa Rita
Rinnovare la propria fede nel Santuario di S. Rita da Cascia.
Santa Rita da Cascia
La prima parte della vita di santa Rita è piuttosto oscura, esistono fonti scritte piuttosto tarde, come la ricostruzione agiografica fatta da Agostino Cavallucci nel 1610.
Comunque la maggior parte delle biografie composte sui pochi dati certi concordano nel fatto che sia nata a Roccaporena, presso Cascia, e che il suo nome sia diminutivo di Margherita.
Studi incrociati e molteplici ricerche confermano come anno di morte il 1447.
Figlia unica di Antonio Lotti e Amata Ferri.
Entrambi i genitori sono descritti come persone molto religiose e “pacieri di Cristo” nelle lotte politiche e familiari tra guelfi e ghibellini.
Essi le insegnarono a leggere e a scrivere.
Le agiografie la descrivono come una ragazza mite che assecondava i desideri dei genitori.
Come era usanza del tempo, i matrimoni spesso venivano programmati già in giovanissima età, soprattutto quando l’età dei genitori cominciava ad essere elevata.
Così anche Rita, all’età di sedici anni, andò sposa a Paolo Mancini (detto anche Paolo di Ferdinando), ufficiale comandante la guarnigione di Collegiacone, descritto come uomo dal carattere molto orgoglioso, autoritario e discendente da una diramazione della nobile famiglia Mancini.
Ebbero due gemelli: Giangiacomo Antonio e Paolo Maria.
Rita si dedicò instancabilmente alla sua famiglia creando le premesse per la conversione di suo marito.
Proprio quando l’unione matrimoniale sembrava andare bene, Paolo Mancini fu ucciso, probabilmente per rancori passati, in piena notte mentre rincasava.
Credente fino in fondo, perdona gli assassini di suo marito ma si angoscia quando capisce che i suoi figli prendono la strada della vendetta.
Si affida allora alla preghiera, auspicando addirittura la loro morte fisica piuttosto che vederli responsabili di atti di violenza e quindi alla morte dell’anima.
Poco tempo dopo i due ragazzi si ammalano contemporaneamente e muoiono.
Per tre volte chiede inutilmente di entrare presso il monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena a Cascia.
Il suo stato vedovile e forse anche le implicazioni dell’omicidio del marito potrebbero averle ostacolato l’ingresso in monastero.
Qui però si inserisce la leggenda devozionale che narra come in piena notte Rita sia stata portata in volo entro le mura del monastero da san Nicola da Tolentino e sant’Agostino.
Fatto è che dal 1407, dopo aver pacificato gli animi e riconciliato la famiglia di suo marito e quella dell’assassino, per quaranta anni Rita visse in monastero, dedicandosi alla preghiera.
Molti sono i segni soprannaturali che i credenti attribuiscono a Rita da Cascia: la sera del venerdì santo avrebbe ricevuto una spina dalla corona di Cristo conficcata sulla fronte.
La madre badessa rifiutò, in seguito a tale evento, la richiesta della santa di partire per Roma con le altre suore.
Però, il giorno prima di partire, la tradizione vuole che le stigmate sparirono e cosi Rita poté partire.
La spina fu portata da santa Rita per i suoi ultimi quindici anni.
Il giorno del battesimo sarebbero apparse api bianche sulla sua culla, api nere al suo letto di morte, una rosa rossa fiorita in inverno vicino a casa sua e due fichi sull’albero del suo giardino. Prima di morire mandò sua cugina a prenderli.
Alla sua morte, avvenuta il 22 maggio 1447, il suo corpo venne collocato in una cassa di pioppo chiamata codex miraculorum, eseguita da Cecco Barbari; soltanto nel 1462 viene realizzata la cassa solenne.
La venerazione di Rita da Cascia da parte dei fedeli iniziò subito dopo la sua morte e fu caratterizzata dal numero e dalla qualità di eventi prodigiosi riferiti alla sua intercessione, tanto che divenne “la santa degli impossibili”.
La sua beatificazione è del 1627, 170 anni dopo la sua morte, durante il pontificato di Urbano VIII Barberini, già vescovo di Spoleto.
Leone XIII, nel 1900, la canonizza come santa.